giovedì 18 aprile 2024

La storia di Tel, il cane dei fratelli Benzi

Un racconto di Carolina Lina Pirovini (1906-1991)

A Cicogna c’era Tel, un bravissimo cane da caccia. Faceva parte della numerosa brigata dei sette fratellini Benzi. Mia madre Bice era una di loro. Tel conosceva tutte le case e le abitudini degli abitanti del paese. Per svolgere i suoi dispetti, lui era sempre in movimento. Dalle sue terrazze osservava tutto. Allora si metteva all’opera, prendeva di mira la tal casa, perché i grandi erano già usciti per i lavori dei campi e i piccoli ancora dormivano. Sulle porte di quelle antiche cucine c’erano i famosi catenacci, che lui afferrava coi denti e apriva, perché sapeva che sul fuoco, che andava spegnendosi, c’era la pentola pronta con la semplice colazione mattutina e, lap lap, in un attimo leccava tutto. E sì che a casa sua il cibo era sempre abbondante! Ma far dispetti era una virtù del suo carattere. Così i piccoli, piangendo, andavano dal nonno a lagnarsi e costui, sorridendo sotto i baffoni, doveva rimediare alla colazione.

Pietro Benzi e la moglie Rachele Maruzzi

venerdì 15 dicembre 2023

“Sul Monte Marona eroicamente cadeva”: Fulvio Ziliotto, medico triestino, martire per la Libertà

Il 29 aprile del 2023 salii a Intragna, piccolo paese della verbanese selvaggia Valle Intrasca.
Cercavo un sepolcro, quello dell’alpinista, medico e partigiano Fulvio Ziliotto, che da Trieste venne a morire, per mano nazifascista, sul Pizzo Marona tra il 16 e il 17 giugno 1944.
Di lui avevo letto su “Il Verbano”. Ne parlò, nel 1996, Vanni Oliva in un breve articolo dal titolo “Genitori nella tragedia”:

Un documento di marmo, che abbisogna di una lettura particolare, con l'aiuto di testimoni, si trova ad Intragna, nel locale cimitero. È una tomba, quella di Fulvio Ziliotto, volontario, triestino, caduto il 16-6-1944 sul Monte Marona. La data è quella del sacrificio di Mario Flaim e dei dodici (compreso il tenente Rolando mai ritrovato) eroi caduti combattendo durante il rastrellamento di giugno. La tomba comprende anche i genitori Ziliotto, senza altre annotazioni. Ma gli abitanti ricordano che mentre il figlio era arruolato nella Giovane Italia, i genitori avevano trovato alloggio presso un ex-alberghetto del paese, per vivere il più vicino possibile al figlio. Ma quando giunse la notizia della sua morte, la madre ed il padre si tolsero la vita. Così, nel 1959, la salma del partigiano venne traslata ad Intragna per ricongiungerla ai suoi cari. Si fa l’ipotesi che gli Ziliotto avessero lasciato Trieste per sfuggire ai nazisti, essendo il loro cognome ebraico. Ma la loro storia appartiene, so-prattutto, a quella del dolore di tante madri, di tanti genitori: alcuni non sopravvissero, come i due profughi approdati ad Intragna per sempre. Non stanchiamoci di ripetere, dunque, mai più guerre! (Il Verbano, 20 aprile 1996)

Cimitero di Intragna. In primo piano, la tomba di Fulvio Ziliotto

domenica 10 dicembre 2023

La campana nuova. Novella di Natale

In un arroccato paesino della Valle Intrasca vi era un tempo una vecchia chiesa, un vecchio parroco e una campana anch’essa vecchia e così malandata che, a sentirla suonare, pareva il tossire raschioso di un’anziana gravemente influenzata. Ma anche il buon parroco non se la passava meglio, anzi sulla sua schiena gravavano, pesanti come una robusta carica di legna, tutti i suoi settantaquattro anni trascorsi in quei luoghi assai faticosi. Il volto del prete era rugoso, incorniciato da lunghi capelli bianchi che gli pendevano ai lati simili ai ciuffi di canapa che le montanare solevano filare d'inverno, ciarlando del più e del meno davanti al fuoco scoppiettante del camino.
S'appressava sempre più il tempo delle nozze d’oro di don Raffaele con la Chiesa, e poiché nei lunghi anni del suo sacerdozio egli s’era comportato con dignità, preoccupandosi sempre del bene altrui, i parrocchiani, in comune intento, decisero di ricompensarlo con un bel dono.
I tre fabbricieri fecero segretamente la questua di casa in casa e, quando ebbero raccolto un gruzzolo di ben venticinque pezzi d’oro da venti lire, consegnarono la somma a don Raffaele pregandolo d’andare, con suo comodo, a Novara ad acquistare la campana nuova da lui tanto desiderata.
– Miei cari ragazzi – mormorò commosso il vecchio sacerdote – ma è proprio il Signore che, per così dire... –, poi s’interruppe commosso senza riuscire a dir altro.


sabato 25 marzo 2023

La vera storia dell’aquila di Cicogna (Noterelle valgrandine #3)

Tra i lettori di “Val Grande ultimo paradiso”, il libro di Teresio Valsesia che meglio di altri illustra l’area protetta più vasta delle Alpi, chi non ricorda la foto che immortala il parroco di Cicogna in posa con un’aquila al suo fianco?
Una scarna didascalia ci tramanda che il prete era “Don Antonio Fiora, con l’aquila catturata in paese, il 4 febbraio 1955, da Alfonso Benzi”.

Foto pubblicata da Teresio Valsesia sul libro "Val Grande ultimo paradiso", Alberti libraio editore, Intra 1985.

domenica 12 marzo 2023

Ricordi di un’avventura in Val Grande: agosto 1965 (Noterelle valgrandine #2)

«1965. Questi due cucchiai e una forchetta di legno ce li siamo fatti quando siamo rimasti isolati senza cibo per 3 giorni nel rifugio di La Piana nella Valle Grande di Novara con Ruggero Tomaselli, il forestale Dr. Ingannamorte e altri, a causa di alluvione che ci ha bloccato senza possibilità di guado del fiume e senza possibilità di recupero con l’elicottero. Cucchiai e forchetta non hanno servito, era un desiderio. Mario Pavan».


Così si legge sul cartellino che accompagna due cucchiai e una forchetta in legno conservati nell’Archivio Mario Pavan presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell'Università di Pavia.

giovedì 9 marzo 2023

Nuove considerazioni sul toponimo “Val Grande” (Noterelle valgrandine #1)

A conclusione di una breve nota di toponomastica valgrandina presentata a Milano nel 2015 al convegno “I nomi delle montagne prima di cartografi e alpinisti” (Copiatti 2016, pp. 87-93), segnalai un atto notarile del 1683 dove compaiono una Val Grande di Angiascha, Cossogno et Miazina, ma anche una Val Grande del Faj (nota 1) e, ancora prima, un documento del 1614 in cui è citata una Valle Magna appellata Valfoiera (nota 2).
Sono questi, allo stato attuale delle ricerche, i documenti più antichi che attestano l'esistenza del toponimo “Val Grande” in quel dedalo selvaggio di valli e convalli.

Val Grande nei pressi dell'Arca (foto L. Zanotti)

sabato 7 gennaio 2023

"Tra crepacci profondi e guglie sublimi": Ester della Valle di Casanova e Gigetta Matricardi, alpiniste verbanesi (seconda e ultima parte)

per leggere la prima parte dell’articolo clicca su- prima parte

Per Ester della Valle di Casanova e Gigetta Matricardi quelli a venire furono anni intensi, sempre in cordata tra le Alpi Occidentali e le Dolomiti.

Ester della Valle di Casanova e Aldo Bonacossa in cordata
(foto archivio Marzio Govoni, g.c.)

La storia di Tel, il cane dei fratelli Benzi

Un racconto di Carolina  “ Lina ”  Pirovini (1906-1991) A Cicogna c’era Tel, un bravissimo cane da caccia. Faceva parte della numerosa briga...