Era una fredda giornata di fine
inverno quando, sotto un cielo plumbeo che rendeva il paesaggio spettrale e
triste, mi avviai verso il paese di Cicogna.
Dopo aver percorso per anni la
valle con animo poco attento alle tracce del passato, iniziavo anch’io a
provare quell’inguaribile sentimento che Nino Chiovini aveva voluto
affettuosamente definire “Mal di Valgrande”.
Quel giorno d’inizio marzo del
1994 avevo programmato di raggiungere Ucciascia, Vüciaje nel dialetto di Cossogno, Comune a cui appartiene da sempre
l’aspro e scosceso versante sulla sinistra orografica del rio Valgrande. In
questa “spedizione esplorativa” mi avrebbero accompagnato tre fidati compagni:
lo zio Paolo, mio cognato Lino e Bernard, un amico svizzero.
Di buon mattino partimmo dalla
“piccola capitale” del parco nazionale, istituito da soli due anni, dopo aver
fatto colazione a Ca’ del Pitur, così
chiamata perché vi aveva abitato Giovanni Battista Benzi, il pittore di
Cicogna, all’epoca era proprietà di una mia lontana cugina e ora accogliente
bed & breakfast gestito dalla famiglia Mazzoleni.
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Alpigiani di Cossogno a Müntüzze (foto archivio ass. Le Ruènche, g.c. dalla fam. Perazzi) |