domenica 6 febbraio 2022

Non era morto, dormiva!”. Il ritorno di Re Lupo a Vogogna

Tra le case c’è un silenzio irreale, non un suono a scalfire la quiete, tutt’intorno è come se il paese dormisse, cullato dal “respiro della storia”, come recita il titolo di un pannello informativo.
Sono a Vogogna, in Val d’Ossola, uno dei “borghi più belli d’Italia”. Passeggio tra le tracce del suo illustre passato, di quando nella prima metà del XIV secolo, per volere dei Signori di Milano, i Visconti, divenne la capitale dell’Ossola inferiore.

Socchiudo gli occhi: vedo cavalieri e dame tornare a vivere nella magnificenza del castello che domina l’abitato, armigeri vigilare dall’alto della rocca, ma anche “lupicini” che vagano tra vicoli e piazze al seguito del loro re, in un corteo variopinto che sfila per le vie.
Lupicini? Branchi di lupi che sfilano per il paese? Facciamo un passo indietro.
La tradizione popolare vuole che gli abitanti dei paesi allocati in questo scorcio d’Ossola avessero ciascuno un soprannome identificabile con specie animali. C’erano così i ‘porci’ di Premosello, i ‘gatti’ di Colloro, i ‘cani’ di Cuzzago e Piedimulera, i ‘falchi’ di Nibbio e... i ‘lupi’ di Vogogna.
Forse da questo nomignolo i vogognesi diedero vita a quella che divenne poi “La leggenda del Re Lupo”, ripresa e rinnovata in tempi recenti.
Ancora oggi, infatti, durante i festeggiamenti carnevaleschi il “sovrano licantropo” assurge a maschera tradizionale di Vogogna e gli abitanti del borgo – che per l’occasione prende il nome di Luponia – inscenano la cerimonia di “risveglio” del Re Lupo e della sua corte.

Carnevale del XXI secolo. Re Lupo e la sua corte sfilano
per le vie di Luponia (alias Vogogna)

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