venerdì 24 gennaio 2020

L’Uomo selvatico ossolano a Dresio per il Carnevale di Vogogna del 1914

Nel novembre del 2018 veniva messo on line il sito internet di Comuniterrae, progetto culturale partecipato di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale delle "terre di mezzo" di dieci Comuni dell'Ossola e della Valle Intrasca, promosso dal Parco Nazionale Val Grande e Ars.Uni.Vco, contenente anche un archivio di fotografie storiche recuperate e condivise dalle comunità coinvolte.
È stato nello “sfogliare” questa ricca e interessante raccolta di immagini che la mia attenzione è stata attirata da una foto che immortala tre personaggi di un carnevale ossolano, per la precisione scattata a Dresio di Vogogna nel 1914, due dei quali mascherati da quello che a mio avviso poteva rappresentare il leggendario Uomo selvatico delle Alpi.

Dresio, 1914. Sfilata carnevalesca.
A ridosso dei teli bianchi le due maschere rappresentanti l'Uomo selvatico
(foto archivio Roberto Baga, g.c.)


Successive indagini mi portarono a scoprire che l’immagine era stata raccolta da Roberto Baga, prima utilizzata per una mostra e poi pubblicata sulla pagina Facebook “Vogogna archivio fotografico”. Anzi, gli scatti erano due: quello con i tre personaggi in primo piano e un’altro dove i due camuffati da Uomo selvatico appaiono nel contesto di una sfilata che attraversa l’abitato di Dresio, lungo la strada napoleonica.

Dresio, Carnevale del 1914. Al centro e a sinistra le due persone mascherate da Om salvagh
(foto archivio Roberto Baga, g.c.)

Resi partecipe della scoperta l’amico e studioso di folclore ossolano Paolo Crosa Lenz, con il quale ho poi scritto un articolo per l’“Almanacco Ossolano 2020” e da cui nasce questa breve nota.
Le fotografie costituiscono una risorsa di eccezionale importanza per testimoniare la storia delle persone, degli avvenimenti, dei beni e del territorio. Tra l’altro già altre immagini di lontani carnevali vogognesi avevano fornito conferma della tradizione che vuole in quei giorni l’antica capitale dell’Ossola inferiore trasformarsi in Luponia e avere il tanto temuto predatore come simbolo del paese.
Anche in questo caso, le fotografie di Dresio hanno permesso a me e a Crosa Lenz di contestualizzare meglio la presenza del Uomo selvatico nella tradizione ossolana.
La figura dell’Uomo selvatico è presente nelle narrazioni popolari della Valstrona, del Cusio e dell’Ossola. Addirittura, la tradizione popolare vuole che un’intera valle ossolana, l’Isorno, sia stata abitata per secoli da "uomini selvaggi" che conoscevano i segreti della lavorazione del latte, della cura delle bestie, della fusione e forgiatura dei metalli e persino dell'estrazione dell'oro: «Questi esseri misteriosi – scrive Crosa Lenz – parlavano con gli animali e mettevano in fuga i cacciatori che s’inoltravano nei loro territori. A volte aiutavano anche gli alpigiani nei lavori d'alpeggio, maestri e saggi che hanno insegnato la dura economia della montagna. E' il mito dell'uomo selvatico (l'Om salvagh) che rivive tra questi monti. E' il senso del meraviglioso proprio della cultura contadina che appare chiaramente nelle fiabe sui folletti e gli "uomini selvatici" dove la natura misteriosa dei boschi e delle montagne si anima e si personifica per entrare in contatto di incontro e di scambio con i protagonisti reali di questo ambiente, i pastori e i boscaioli. E' un mondo meraviglioso e come tale carico di ambiguità: gli "uomini selvatici" sono creature positive e negative, esseri fantastici servizievoli e malvagi nello stesso tempo».

Che a Carnevale qualcuno si travestisse da Om salvagh non è insolito: nel 1948 ciò accadde anche a Colloro, come riporta Il Popolo dell'Ossola. Altrove, ad esempio sulle Dolomiti trentine e venete, la figura dell’Uomo selvatico è invece costante presenza, da secoli, nelle manifestazioni carnevalesche.

Una ricostruzione dell'Uomo selvatico al Museo degli usi e costumi della gente trentina

Nella rappresentazione di Dresio lo vediamo ricoperto di muschio – caso abbastanza comune nell’iconografia dell’Uomo selvatico – sicuramente di piccoli rametti con foglie (brugo?). Anche la presenza di uno strumento a fiato (corno) al collo di una delle due maschere lo contraddistingue in altre vallate alpine.
La sua presenza al carnevale vogognese del 1914 potrebbe essere la conferma che una raffigurazione dell’Om salvagh si può riconoscere nella famosa “Testa di Dresio”, una scultura in pietra ollare che raffigurerebbe Uerkos o Belenos (il Cernunnos dei latini), divinità celtica dei boschi e delle acque salutari. La testa, un tempo murata nella fontana antistante l’oratorio di San Pietro, ora è conservata presso il Palazzo Pretorio di Vogogna.

E se le due maschere di Dresio invece che uomini fossero donne? Ecco allora la Salvària!

Bibliografia
F. Copiatti, P. Crosa Lenz, L’Om Salvagh ossolano. Un carnevale a Dresio di Vogogna, in Almanacco Ossolano 2020, Grossi edizioni, Domodossola 2019.
P. Crosa Lenz, Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d’Ossola, Grossi edizioni, Domodossola 2012.
P. Crosa Lenz, La valle dell’Impossibile, in Le Rive, 2004.
L. Ciurleo, All'ombra del castello, sotto il manto di Re Lupo, 2014.
P.A. Ragozza, Quando c'era "l'om salvagh", in Il Verbano, 04/10/1986.
P.A. Ragozza, Un po' di carnevale si è comunque visto a Premosello, in Il Verbano, 19/02/1994.

Sitografia
Comuniterrae, www.comuniterrae.it

Si ringraziano per la collaborazione Francesca Perlo, facilitatrice del progetto Comuniterrae, Roberto Baga e Laura Paola Filippa.

© Fabio Copiatti

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