venerdì 8 marzo 2019

La Latteria Pirovini di Via Fiori Chiari: tre sorelle nella Storia di Milano

Delle sorelle Pirovini, che con la loro latteria di Milano sono entrate di diritto nella storia sociale del capoluogo lombardo, ho già scritto in passato nel libro La valigia di cartone. La loro famiglia proveniva da Cicogna, ma vissero buona parte della vita a Cossogno, alle porte della Val Grande, in una bella villa all’ingresso del paese.



«Il nome Pirovini dice molto ai Milanesi che frequentavano la zona di Brera quand’era ancora il quartiere degli artisti», scrisse la giornalista Maria Pia Rosignoli, moglie di Vittorio Scardovelli, uno dei loro nipoti. «Lì si trovava la famosa Latteria Pirovini, in via Fiori Chiari, a due passi dall’Accademia. Aperta alla fine dell’Ottocento da Pietro e Francesco Pirovini, fornitrice di ottimi gelati all’aristocrazia della zona, la latteria divenne presto uno dei ritrovi del mondo culturale milanese: su quei tavoli di marmo consumarono yogurt, caffèlatte e “svizzerine”, senza alcuna pretesa gastronomica, grandi nomi di teatro, cinema, pittura e letteratura. Nel 1944-45 gli ultimi e più duri anni della guerra, la trattoria era la mensa dell’Accademia frequentata [...] da notissimi volti come Guttuso, Ajmone, Kodra [...]. Lì, su un tavolo senza tovaglia, dalle discussioni fra Paolo Grassi e Giorgio Strehler nacque il Piccolo Teatro, inaugurato il 14 maggio 1947. Venivano Dario Fo, Franca Rame [...]. Le leggende intorno alla latteria Pirovini fiorivano [...], raccontavano di conti lunghissimi mai pagati, di battute fulminanti, di amori nati o sfioriti sotto gli occhi delle severe e devote sorelle Pirovini, Cecilia, Elena e Lina».


L'ingresso della Latteria Pirovini in un fermo immagine tratto da un filmato d'epoca
(archivio RAI, scena tratta dall'intervista di Carlo Mazzarella allo scrittore Luciano Bianciardi)

Le tre sorelle vengono ricordate da Pino Corrias come «piccolette, magre, religiosissime, naturalmente zitelle. Lina è bionda, energica, è la più temuta dalla banda dei pittori e dei fotografi, perché sta alla cassa. Lena, cioè Elena, è la più giovane e perciò la più disposta a commuoversi. Cecilia, ex insegnante di religione a Desio, ha più dimestichezza con il male del mondo e dunque preferisce starsene alla larga dai tavoli, in cucina. Inseparabili, condividono tutto, l’odore del bollito, le bugie dei creditori e la passione per la lirica. Una volta al mese indossano i cappellini migliori per salire sulla piccionaia della Scala e lacrimare a ogni “lucean le stelle”. Ogni domenica, nella chiesa di San Marco, cantano nel coro». Proprio davanti a San Marco fu scattata la foto che le ritrae, con tutta la famiglia, in occasione delle nozze d’oro dei genitori.

1938: le nozze d’oro di Bice Benzi e Pietro Pirovini. Nella foto ricordo, scattata davanti alla chiesa di San Marco a Milano, Pietro e Bice sono attorniati dai nove figli: da sinistra Giacomina (Mina), Giuseppina (Pina), Elena (Lena), Rino, Jolanda, Carolina (Lina), Rachele, Cecilia e Margherita (Rita). Davanti a loro i quattro nipoti. Da sinistra: Vittorio, Piero, Sandro e Bice.

Sfogliando vecchie copie del Corriere della Sera troviamo citata la Latteria di Pirovini Pietro in un articolo del 12 marzo 1909, mentre già nel 1898 il fratello Francesco compare nel direttivo dell’Associazione generale del Commercio milanese.
I ricordi che emergono da libri e articoli di giornale sono tantissimi. Ettore Sottsass, grande vecchio del design, ha raccontato un po’ commuovendosi: «Era il 1947, avevo 30 anni, dovevo trovare un lavoro. Facevo la fame [...] capitai in via dei Fiori Chiari, [...] lo stomaco mi catapultò dalle Pirovini. Non mi conoscevano. Dovevo avere un’aria disperata. Mi dissero: “Venga venga che le diamo qualcosa”. “Guardate che non posso pagare”. “Venga lo stesso”. Mi prepararono una cioccolata e un po’ di pane. Erano degli angioli». Tutti i “breriani” concordano sulla bonomia alla cassa delle sorelle e sul loro fervore religioso, soprattutto Beniamino Kodra, pittore albanese che, musulmano, saldò un chilometrico conto convertendosi al cattolicesimo o fingendo di convertirsi.

Il pittore Beniamino Kodra con due delle sorelle Pirovini, Lena e Cecilia

Latteria Pirovini, Milano 1962. Cecilia Pirovini serve un piatto a Manuela Lazzara
( foto gentilmente concessa dalla sig.ra Manuela Lazzara)

Di Elena, la sorella Lina (Carolina) ricordava: «A Milano eri la sorella buona e comprensiva dei pittori studenti di Brera, e davi a loro consigli buoni. [...] Ancora bambina hai avuto la fortuna di conoscere celebrità come Giovanni Segantini, Tranquillo Cremona, Cesare Tallone, e tanti altri; e nella seconda guerra, quante furono le celebrità di tante categorie che sono approdate nella nostra casa perché facevano parte del quartiere artistico di Brera, tu assorbivi molto dalla loro arte, tanto che le nostre case sono piene di quadri, e senza volerlo abbiamo fatto storia, la storia dell’epoca delle sorelle Pirovini, tanto che ogni tanto il nostro nome viene ricordato, con sorpresa, dalla radio-tv e da riviste».

Ormai chiusa da anni, la Latteria Pirovini possiamo rivederla nel film di Carlo Lizzani La vita agra (1964, protagonista Ugo Tognazzi), dove il regista, nel descrivere il capoluogo lombardo degli anni ’60, non dimentica di immortalare anche tutto l’affascinante mondo degli artisti milanesi, rappresentati in più di una scena girata nella latteria, come questa che vede un giovane Enzo Jannacci esibirsi per la prima volta sul grande schermo.

Enzo Jannacci alla Latteria Pirovini, 1964 (dal film La vita agra di Carlo Lizzani)


La Latteria ne La vita agra sembra essere l’ultimo avamposto in cui regna un poco di libertà, un mondo non ancora attaccato dal pensiero del successo e del denaro. Il film è tratto da un romanzo di Luciano Bianciardi, che proprio nella latteria viene intervistato e parla delle sorelle Pirovini con grande nostalgia. La stessa nostalgia che provo io oggi per queste distinte e gentili sorelle conosciute da ragazzo, quando con mio padre frequentavo la loro villa di Cossogno, della quale ricordo un salone dalle pareti "tappezzate" di quadri, gli stessi che giovani sconosciuti studenti e artisti di Brera omaggiarono alla Latteria come rimborso di tanti pasti non pagati ma, soprattutto, come ringraziamento per le tante cortesie ricevute da Lena, Lina e Cecilia.




Mi piace concludere questa carrellata di ricordi con un’inedita foto di famiglia: Pietro e la moglie Bice Benzi circondati dalle otto figlie e dall’unico figlio maschio, Zaccaria (Rino), degli anni in cui la storia della Latteria Pirovini ebbe inizio.

Pietro Pirovini e Bice Benzi con la loro numerosa famiglia. Tra le figlie, Carolina (prima a sinistra), Elena e Cecilia (le due ragazze con camicietta bianca, in piedi dietro al padre)
(foto gentilmente concessa dalla famiglia di Pirovini Francesco)


Ringrazio per la preziosa collaborazione: Marco Pirovini; Vittorio Scardovelli e Maria Pia Rossignoli; l'associazione culturale cossognese Le Ruénche.

Bibliografia

Lilia Massera con Caterina Bottini e Fabio Copiatti, La valigia di cartone, Le Ruénche, 2008.
Maria Pia Rosignoli, Spegne cento candeline la lattaia di Brera che servì pittori e registi, in Il Giornale, 18.6.2001.
Luciano Bianciardi, La vita agra, Rizzoli, 1962.
Pino Corrias, Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi a Milano, Baldini&Castoldi, 1993 (rist. Feltrinelli, 2011).
Graziella (G. Pentich), Da Pirovini, in La Voce di Milano, 25.5.1946.
Guido Vergani, Sottsass Il gioco dell’architettura, in Il Corriere della Sera, 20.7.1998.
Lina Pirovini, Figure da ricordare. Elena Pirovini, in Bollettino parrocchiale di Cossogno, 1981.

© Fabio Copiatti

1 commento:

  1. Ciao, sono il figlio di una famiglia ex affittuaria del padre di Marco, credo colui che ha contribuito a questo pezzo, ovvero Francesco; mia madre Renata è stata un po' una sua tata ed amica - ritengo di poter dire speciale - di sua moglie Anna.

    Grazie per avermi fatto conoscere un po' di storia di chi per 30 anni è stata parte della mia in Via Fiori Chiari, 20 (stabile una volta di proprietà della famiglia Pirovini), insieme al pittore Stanley Tomshinsky ed al fotografo Enzo Nocera, anche loro ormai purtroppo scomparsi.

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