lunedì 5 dicembre 2022

"Tra crepacci profondi e guglie sublimi": Ester della Valle di Casanova e Gigetta Matricardi, alpiniste verbanesi (prima parte)

Il sole splendeva, finalmente. Sulla vetta del Gran Paradiso, con attorno un panorama immenso, poté compiersi tra gli “Evviva!!!” e il canto delle più belle canzoni alpine l’inaugurazione del nuovo gagliardetto della Sezione.
Era il 6 agosto dell’anno 1922. Di lì a poco, il 3 dicembre, il Gran Paradiso sarebbe diventato il primo parco nazionale italiano. I soci della Sezione Verbano del Club Alpino Italiano questo ancora non lo sapevano. Erano partiti da Intra sabato 5 agosto, diretti in treno ad Aosta.
La memoria di questa gita sociale è giunta a noi sulle pagine del giornale L’Unione, che il 12 agosto dell’anno 1922, giusto un secolo fa, ne pubblicò la cronaca.
Dal lago Maggiore la comitiva in treno aveva raggiunto prima Chivasso e poi la città capoluogo de La Vallée. Da qui proseguì per breve tratto in automobile e poi a piedi fino a Eau Rousse, frazione di Valsavaranche posta a 1675 m di quota, dove sostò in un alberghetto di montagna, il Col Lauzon di Celestino Dajne.



Questo era un punto di passaggio strategico per le escursioni verso Cogne, Ceresole Reale e Rhêmes-Notre-Dame, nonché per le ascensioni nel Gruppo del Gran Paradiso. La pubblicità ne vantava l’ottima cucina casalinga, vini nostrani ed esteri, cura del latte, posta giornaliera e telegrafo a un’ora e mezza di cammino. Assicurava anche cavalcature per signore e la presenza nelle vicinanze di una sorgente minerale. La pensione giornaliera con alloggio costava da 5 a 7 lire. I Nostri si accontentarono di una parca veloce colazione, per poi proseguire la salita fino al rifugio Vittorio Emanuele.
Giunsero alla meta giusto in tempo per la cena. Cucina, sala da pranzo e due capaci stanze da letto ospitarono il gruppo. L’arredo era di quelli spartani, con pagliericci su tavolato al posto di letti. Desinarono con quel che gli aveva fornito il Dajne e, ammirati i circostanti monti nella luce rossa del tramonto, si coricarono in cerca di riposo.



Il mattino seguente, domenica, il cielo si presentava minaccioso e il timore di dover rinunciare alla desiderata impresa turbò non poco i verbanesi.
Consumarono una colazione a base di caffellatte, pane, burro fresco e rimasero in attesa. Solo qualche ora più tardi di quella prestabilita, essendosi le nubi aperte a mostrar un po’ d’azzurro, i sedici intrepidi alpinisti, fra i quali quattro gentili e forti giovani donne, s’incamminarono speranzosi. A passo lento e regolare procedettero tra le raffiche della gelida tormenta che nel frattempo aveva ripreso a tormentarli, inerpicandosi su per la morena, fra nevi e ghiacci, alla conquista del Gran Paradiso.
Il tempo andò gradatamente migliorando, le raffiche di vento cessarono e sulla vetta i loro sguardi poterono godere del panorama immenso e suggestivo sui 4000 della Valle d’Aosta e della Svizzera.
Il nuovo gagliardetto fu sfilato e innalzato. A confezionarlo era stata Gigetta Matricardi che quel giorno ne fu la madrina assieme alle altre compagne di gita: Ester Della Valle di Casanova, Doletta Caprin e Lina Poroli.
Lieto fu il ritorno al rifugio «dove la serata trascorse nella serena intimità di vecchi e nuovi amici della montagna».
Qualcuno, forse Ester, lasciò traccia del loro passaggio sul libro del rifugio:

Sezione Verbano “C.A.I.”. Gita sociale al G. Paradiso giorno 6 agosto 1922. Proseguimento per Cogne traverso i ghiacciai Lavacciù e Montandeyné e per i colli Gran Neyron ed Erbet (giorno 7 agosto 1922). Inaugurazione del gagliardetto sezionale abilmente confezionato dalla signorina Gigetta Matricardi.

Di seguito, uno a uno, tutti lasciarono la propria firma.

La discesa di Cogne si compì il lunedì attraverso i ghiacciai: «Per ore e ore le cordate si svolsero tra gli incanti più suggestivi dell’alta montagna, tra crepacci profondi e guglie sublimi, e non mancò l’emozione della discesa colle corde sulle pareti di ghiaccio e la gioia delle scivolate sui rapidi pendii ghiacciati».
Abitanti e villeggianti a Cogne accolsero con grande simpatia i gitanti al loro arrivo. Il proprietario dell’Hotel du Grand Paradis, prima struttura alberghiera a sorgere a Cogne alla fine dell’Ottocento, «imbandì una lauta cena – trota in bianco con maionese e pollo arrosto con verdure e legumi, questo fu il menù – che fu essa pure improntata alla più schietta allegria pur con un’ombra di leggera malinconia per il prossimo distacco dopo le belle indimenticabili giornate trascorse in comune».
In particolare, due ragazze – Ester e Gigetta – mostravano più di altri tutta l’emozione per la felice riuscita di quella ascensione, la prima di tante che le avrebbero viste protagoniste negli anni a venire.

Ester e Gigetta (archivio fam. Chiovenda, g.c.)

Ester Della Valle di Casanova era nata a Pallanza nel 1903, figlia unica di Sophie Browne e del marchese Silvio, proprietari di Villa San Remigio.
Anche Luigia “Gigetta” Matricardi, nata a Genova nel 1901 da Maria Angelotti e da Giuseppe, non ebbe fratelli e sorelle. Viveva a Suna con i genitori in un elegante palazzo affacciato sul lago Maggiore. 
Fu sicuramente la comune passione per la montagna e la frequentazione della Sezione C.A.I. Verbano a farle incontrare e diventare amiche. Proprio in occasione di una loro gita in Val Grande, il 23 giugno del ’22, Gigetta Matricardi salì sulla cima del Pedum, nonostante l’imperversare della pioggia, e percorse le selvagge Strette del Casè. Fu forse lei la prima alpinista donna a conquistare la cosiddetta Testa di Napoleone.
Da queste esperienze alpinistiche alle vere e proprie scalate il passo fu breve.


Gita sul monte Zeda, luglio 1921
(Archivio Sezione Verbano CAI, g.c.)



Precisazione e ringraziamenti
Questo articolo riprende parzialmente quel che è stato pubblicato sulla rivista "Monte Zughero" (n. 23, gennaio 2023) del CAI sez. Baveno. A conclusione di questa prima parte, mi preme ringraziare per la cortese collaborazione la contessa Silvia Sella Bonacossa, figlia di Ester, Flavio Chiovenda, pronipote di Mario e Gigetta, il collezionista Marzio Govoni, gli amici Pietro Pisano e Leonardo Parachini, la Sezione Verbano del CAI e Alessandra Ravelli del Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna-CAI Torino.




 





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