venerdì 13 marzo 2020

«A proposito della malattia corrente»: l’influenza “spagnola” del 1918-1919 sui giornali locali verbanesi. Parte seconda

A zia Ada, giovane vittima della "spagnola"




Già nei primi giorni di ottobre era ormai chiaro che la situazione peggiorava di ora in ora. La "spagnola" si stava diffondendo sempre più, mieteva vittime e terrorizzava i cittadini.

La Stampa di Torino dell’8 ottobre scriveva:

«Il termometro dell’influenza. La quotidiana lista delle Stato Civile, che con le nascite ed i pochi matrimoni reca i nomi e il numero dei morti in città nelle 24 ore precedenti, gode purtroppo, da qualche tempo, nei giornali cittadini, di un’attualità inconsueta. E' divenuta un po’ come l’articolo di fondo. Tutti lo cercano, tutti lo leggono, tutti lo commentano. E oggi quanti morti? Ah, più di ieri! Morti d’influenza è sottinteso. Perché è impossibile morire altrimenti al giorno d’oggi».


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I Prefetti di tutta Italia tentavano di correre ai ripari. Il Giornale di Pallanza del 13 ottobre 1918 riporta il testo del decreto emanato il 7 ottobre.

«Difesa della Influenza. Vista la circolare Prefettizia 7 Ottobre N. 25854 circa le norme da adottarsi per la prevenzione della influenza,
ORDINA
1° I titolari dei pubblici esercizi dovranno procedere immediatamente alla disinfezione dei locali aperti al pubblico; in caso di inadempienza verrà imposta senz’altro la chiusura dell’esercizio. L’Ufficiale Sanitario è tenuto alla necessaria vigilanza.
2° I proprietari od i direttori degli opifici di ogni specie dovranno mettere a disposizione degli operai soluzioni disinfettanti per sciacquare la bocca ed evitare rinfiammazione delle vie respiratorie.
3° Le visite negli ospedali agli ammalati sono sospese fino a nuovo avviso, salvo casi eccezionali da stabilirsi a criterio esclusivo ed insindacabile dei Direttori degli ospedali stessi.
4° Gli esercenti negozi di vendita di generi alimentari dovranno evitare affollamenti nei loro esercizi.
5° Gli accompagnamenti funebri solenni sono vietati onde evitare affollamento di persone.
6° Si rammenta ai conduttori di carrozze, di motocicli e di automobili l’obbligo di procedere, coi loro veicoli, a passo d’uomo nell’interno dell’abitato.
Le trasgressioni alle norme contenute nella presente ordinanza saranno punite a norma di legge.
Si avverte che per misura igienica, la Biblioteca Popolare rimarrà chiusa fino a nuovo avviso.
Per disposizione dell’Autorità scolastica prov., in vista delle presenti condizioni sanitarie, l’inizio delle lezioni in tutte le scuole della Provincia di ogni ordine e grado è rimandato al giorno 4 Novembre».



Anche a Intra veniva decretata la chiusura dei cosiddetti “luoghi di svago”, cinematografi, sale da ballo, biblioteche, al fine di limitare l’assembramento di persone in locali chiusi. Su La Vedetta del 5 ottobre si leggeva:

«Chiusura dei cinematografi. Per misure sanitarie a datare da ieri venerdì i due cinematografi cittadini del teatro sociale e cinema Verbano rimarranno chiusi fino a nuovo ordine.
Per chi viaggia nei nostri paesi. A scanso di spiacevoli contrattempi, ripetiamo che tutti coloro i quali intendono soggiornare nei nostri paesi devono provare oltre alla loro identità personale, anche di avere fondate ragioni per soggiornare nel comune ove sono diretti. Prima di partire dal luogo di residenza si deve chiedere il consenso dell’Autorità Militare presentando domanda a mezzo del Comando locale dei R. R. Carabinieri».

Le fabbriche rimasero però aperte, l’economia – in un frangente delicato come quello della guerra in corso – non doveva subire contraccolpi. Accorgimenti particolari venivano consigliati agli operai, come si legge su La Vedetta del 12 ottobre

«Decalogo per l’operaio per premunirsi dalle febbri d’influenza e dalle altre malattie comunicabili ed infettive.
1. Mantenere la massima pulizia della persona specie delle mani, dei denti, della bocca, anche con acqua semplice.
2. Mantenere la massima pulizia ed una buona ventilazione nei locali di lavoro, negli spogliatoi, nei refettori, nelle latrine e nelle abiezioni private.
3. Fare la pulizia dei pavimenti a umido con segatura bagnata, per non sollevare polvere: nettarsi le scarpe prima di entrare in casa.
4. Non sputare mai snl pavimento. - Chi lavora in ambienti polverosi faccia sempre uso delle maschere somministrate dalle ditte.
5. Evitare le cause reumatizzanti ed i disordini dietici per premunirsi dei disturbi intestinali. - Far bollire il latte. - Lavare bene la frutta e la verdura.
6. Curare le disinfezioni periodiche degli spogliatoi e delle latrine delle fabbriche.
7. Evitare i contatti con malati e convalescenti.
8. Evitare di trattenersi in ambienti chiusi e polverosi, specie cinematografi, teatri osterie, caffè, ecc.
9. Non portare in casa gli abiti usati nell’Officina.
10. Se indisposti presentarsi subito ai medici della fabbrica, specie se vi sono malati in famiglia; non rientrare in Officina se non guariti e dopo il nulla osta del medico della fabbrica».

L’apertura delle scuole subì un altro rinvio:

«Riapertura Scuole elementari. La Giunta municipale, per considerazioni di carattere igienico, ha deliberato di prorogare fino a nuovo avviso l’apertura delle scuole elementari che avrebbe dovuto aver luogo il 1° ottobre corrente. Ci riserviamo di comunicare la data precisa in cui le scuole verranno riaperte.
Approviamo pienamente il provvedimento, adottato anche da altre città, e che risponde ad una misura precauzionale di cui tutti sentono la necessità». [La Vedetta del 12 ottobre 1918]

Anche negli altri paesi del lago e delle valli la situazione era la stessa, aggravata dalle difficoltà incontrate dai medici che non sempre riuscivano a raggiungere i malati spesso abitanti in località sperdute sui monti:

«Le condizioni sanitarie. da qualche giorno non sono troppo buone. Benché nulla vi sia di allarmante pure i frequenti casi di febbre spagnuola molto impensieriscono la popolazione. Non sono poche le famiglie che si trovano a letto al completo. Diversi negozi rimasero addiritura chiusi per alcuni giorni causa la degenza dei proprietari e rispettive famiglie. In una sola casa nove persone erano a letto la domestica compresa.
Non certo più buone sono le notizie sanitarie che ci giungono dai paesi del mandamento ove pare impossibile che questo maligno male possa allignare, data la purezza dell’aria.
Ad ogni modo però, ripetiamo, che nulla v’è di allarmante, imperocché il morbo si presenta, almeno fino ad ora, sotto forma benigna, ed i malati dopo due o tre giorni lasciano il letto.
Chi pero maggiormente ne risente tutto il grave peso di .questo malanno, si è il nostro buon dottore Vietti, che solo medico curante per Cannobio e quasi tutto il Mandamento, per quanto animato da tutta la piu apostolica buona volonta trovasi materialmente nell’impossibilità di poter arrivare dappertutto, e sarebbe una gran bella cosa che l’autorità militare la quale dispone di tanti camions ed automobili ne mettesse uno a disposizione del medico, il quale con un veloce mezzo di trasporto potrebbe con maggior larghezza prodigare le sue indispensabili cure. Noi pensiamo che se l’autorita municipale facesse ben presente a chi spetta tutta l’importanza e l’assoluta necessita di un simile provvedimento, non dovrebbe avere un rifiuto.
Soggiungiamo anzi che di automobili disponibili se ne trovano ovunque, e non manca che la concessione della benzina, e noi ci rifiutiamo di pensare che l’Autorità Governativa voglia negare la benzina per un servizio cosi urgente che interessa la salute pubblica e, talvolta anche la salvezza di ammalati, mentre di benzina se ne spreca cosi tanta per certi servizi dei quali non si arriva a comprenderne la necessita». [La Vedetta del 12 ottobre 1918]

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Ormai era chiaro che si trattava non più di una semplice epidemia ma di una vera e propria pandemia.

«Questa diremo pandemia chiamata febbre spagnuola, unicamente perché il suo insorgere iu quest’anno avvenne nella Spagna, per propagarsi pure alla Svizzera alla Germania, alla Francia e poi all’Italia, mentre ora ha varcato pure i mari e venne segnalata anche nell’Africa e nell’America, ciò che dimostra la sua grandissima diffusibilità, questa epidemia dico, è malattia già conosciuta, chiamata comunemente Influenza, e di cui ebbimo un simile sviluppo negli anni 1889-1890, ed in molti luoghi non meno grave della presente». [La Vedetta del 19 ottobre 1918]

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