A zia Ada, giovane vittima della "spagnola"
Già nei primi giorni di ottobre era ormai chiaro che la situazione peggiorava di ora in ora. La "spagnola" si stava diffondendo sempre più, mieteva vittime e terrorizzava i cittadini.
La Stampa di
Torino dell’8 ottobre scriveva:
«Il termometro dell’influenza. La quotidiana lista delle
Stato Civile, che con le nascite ed i pochi matrimoni reca i nomi e il numero
dei morti in città nelle 24 ore precedenti, gode purtroppo, da qualche tempo,
nei giornali cittadini, di un’attualità inconsueta. E' divenuta un po’ come
l’articolo di fondo. Tutti lo cercano, tutti lo leggono, tutti lo commentano. E
oggi quanti morti? Ah, più di ieri! Morti d’influenza è sottinteso. Perché è
impossibile morire altrimenti al giorno d’oggi».
I Prefetti di tutta Italia tentavano di correre ai ripari. Il Giornale di Pallanza del 13 ottobre
1918 riporta il testo del decreto emanato il 7 ottobre.
«Difesa della Influenza. Vista la circolare Prefettizia 7
Ottobre N. 25854 circa le norme da adottarsi per la prevenzione
della influenza,
ORDINA
1° I titolari dei pubblici esercizi dovranno procedere
immediatamente alla disinfezione dei locali aperti al pubblico; in caso di
inadempienza verrà imposta senz’altro la chiusura dell’esercizio. L’Ufficiale
Sanitario è tenuto alla necessaria vigilanza.
2° I proprietari od i direttori degli opifici di ogni specie
dovranno mettere a disposizione degli operai soluzioni disinfettanti per
sciacquare la bocca ed evitare rinfiammazione delle vie respiratorie.
3° Le visite negli ospedali agli ammalati sono sospese fino
a nuovo avviso, salvo casi eccezionali da stabilirsi a criterio esclusivo ed
insindacabile dei Direttori degli ospedali stessi.
4° Gli esercenti negozi di vendita di generi alimentari
dovranno evitare affollamenti nei loro esercizi.
5° Gli accompagnamenti funebri solenni sono vietati onde
evitare affollamento di persone.
6° Si rammenta ai conduttori di carrozze, di motocicli e di
automobili l’obbligo di procedere, coi loro veicoli, a passo d’uomo
nell’interno dell’abitato.
Le trasgressioni alle norme contenute nella presente
ordinanza saranno punite a norma di legge.
Si avverte che per misura igienica, la Biblioteca Popolare
rimarrà chiusa fino a nuovo avviso.
Per disposizione dell’Autorità scolastica prov., in vista
delle presenti condizioni sanitarie, l’inizio delle lezioni in tutte le scuole
della Provincia di ogni ordine e grado è rimandato al giorno 4 Novembre».
Anche a Intra veniva decretata la chiusura dei cosiddetti
“luoghi di svago”, cinematografi, sale da ballo, biblioteche, al fine di
limitare l’assembramento di persone in locali chiusi. Su La Vedetta del 5 ottobre si leggeva:
«Chiusura dei cinematografi. Per misure sanitarie a datare
da ieri venerdì i due cinematografi cittadini del teatro sociale e cinema
Verbano rimarranno chiusi fino a nuovo ordine.
Per chi viaggia nei nostri paesi. A scanso di spiacevoli
contrattempi, ripetiamo che tutti coloro i quali intendono soggiornare nei
nostri paesi devono provare oltre alla loro identità personale, anche di avere
fondate ragioni per soggiornare nel comune ove sono diretti. Prima di partire
dal luogo di residenza si deve chiedere il consenso dell’Autorità Militare
presentando domanda a mezzo del Comando locale dei R. R. Carabinieri».
Le fabbriche rimasero però aperte, l’economia – in un
frangente delicato come quello della guerra in corso – non doveva subire
contraccolpi. Accorgimenti particolari venivano consigliati agli operai, come
si legge su La Vedetta del 12 ottobre
«Decalogo per l’operaio per premunirsi dalle febbri
d’influenza e dalle altre malattie comunicabili ed infettive.
1. Mantenere la massima pulizia della persona specie delle
mani, dei denti, della bocca, anche con acqua semplice.
2. Mantenere la massima pulizia ed una buona ventilazione
nei locali di lavoro, negli spogliatoi, nei refettori, nelle latrine e nelle
abiezioni private.
3. Fare la pulizia dei pavimenti a umido con segatura
bagnata, per non sollevare polvere: nettarsi le scarpe prima di entrare in
casa.
4. Non sputare mai snl pavimento. - Chi lavora in ambienti
polverosi faccia sempre uso delle maschere somministrate dalle ditte.
5. Evitare le cause reumatizzanti ed i disordini dietici per
premunirsi dei disturbi intestinali. - Far bollire il latte. - Lavare bene la
frutta e la verdura.
6. Curare le disinfezioni periodiche degli spogliatoi e
delle latrine delle fabbriche.
7. Evitare i contatti con malati e convalescenti.
8. Evitare di trattenersi in ambienti chiusi e polverosi,
specie cinematografi, teatri osterie, caffè, ecc.
9. Non portare in casa gli abiti usati nell’Officina.
10. Se indisposti presentarsi subito ai medici della
fabbrica, specie se vi sono malati in famiglia; non rientrare in Officina se
non guariti e dopo il nulla osta del medico della fabbrica».
L’apertura delle scuole subì un altro rinvio:
«Riapertura Scuole elementari. La Giunta municipale, per
considerazioni di carattere igienico, ha deliberato di prorogare fino a nuovo
avviso l’apertura delle scuole elementari che avrebbe dovuto aver luogo il 1°
ottobre corrente. Ci riserviamo di comunicare la data precisa in cui le scuole
verranno riaperte.
Approviamo pienamente il provvedimento, adottato anche da
altre città, e che risponde ad una misura precauzionale di cui tutti sentono la
necessità». [La Vedetta del 12
ottobre 1918]
Anche negli altri paesi del lago e delle valli la situazione
era la stessa, aggravata dalle difficoltà incontrate dai medici che non sempre
riuscivano a raggiungere i malati spesso abitanti in località sperdute sui
monti:
«Le condizioni sanitarie. da qualche giorno non sono troppo
buone. Benché nulla vi sia di allarmante pure i frequenti casi di febbre
spagnuola molto impensieriscono la popolazione. Non sono poche le famiglie che
si trovano a letto al completo. Diversi negozi rimasero addiritura chiusi per
alcuni giorni causa la degenza dei proprietari e rispettive famiglie. In una
sola casa nove persone erano a letto la domestica compresa.
Non certo più buone sono le notizie sanitarie che ci
giungono dai paesi del mandamento ove pare impossibile che questo maligno male
possa allignare, data la purezza dell’aria.
Ad ogni modo però, ripetiamo, che nulla v’è di allarmante,
imperocché il morbo si presenta, almeno fino ad ora, sotto forma benigna, ed i
malati dopo due o tre giorni lasciano il letto.
Chi pero maggiormente ne risente tutto il grave peso di
.questo malanno, si è il nostro buon dottore Vietti, che solo medico curante
per Cannobio e quasi tutto il Mandamento, per quanto animato da tutta la piu
apostolica buona volonta trovasi materialmente nell’impossibilità di poter
arrivare dappertutto, e sarebbe una gran bella cosa che l’autorità militare la
quale dispone di tanti camions ed automobili ne mettesse uno a disposizione del
medico, il quale con un veloce mezzo di trasporto potrebbe con maggior
larghezza prodigare le sue indispensabili cure. Noi pensiamo che se l’autorita
municipale facesse ben presente a chi spetta tutta l’importanza e l’assoluta
necessita di un simile provvedimento, non dovrebbe avere un rifiuto.
Soggiungiamo anzi che di automobili disponibili se ne
trovano ovunque, e non manca che la concessione della benzina, e noi ci
rifiutiamo di pensare che l’Autorità Governativa voglia negare la benzina per
un servizio cosi urgente che interessa la salute pubblica e, talvolta anche la
salvezza di ammalati, mentre di benzina se ne spreca cosi tanta per certi
servizi dei quali non si arriva a comprenderne la necessita». [La Vedetta del 12 ottobre 1918]
Ormai era chiaro che si trattava non più di una semplice
epidemia ma di una vera e propria pandemia.
«Questa diremo pandemia chiamata febbre spagnuola,
unicamente perché il suo insorgere iu quest’anno avvenne nella Spagna, per
propagarsi pure alla Svizzera alla Germania, alla Francia e poi all’Italia,
mentre ora ha varcato pure i mari e venne segnalata anche nell’Africa e
nell’America, ciò che dimostra la sua grandissima diffusibilità, questa
epidemia dico, è malattia già conosciuta, chiamata comunemente Influenza, e di
cui ebbimo un simile sviluppo negli anni 1889-1890, ed in molti luoghi non meno
grave della presente». [La Vedetta del 19 ottobre 1918]
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