martedì 5 maggio 2020

"Balconi fioriti": dal 1912 una festa originale a Caprezzo


La tradizione florovivaistica verbanese è conosciuta in tutto il mondo e risale al XIX secolo. Il terreno e il clima unico di questa zona tra Lago Maggiore e monti, l’esperienza di ormai due secoli di coltivazione e l’amore per i fiori da parte di tante aziende e giardinieri impegnati a mantenere parchi e giardini pubblici e privati, alimentano bellezza, turismo ed economia.
L’amore per i fiori, nel 1912, contagiò anche un paese della Valle Intrasca, Caprezzo, che inaugurò – credo primo in tutto il Verbano – l’iniziativa “balconi fioriti”.

Una delle cartoline floreali in vendita a Caprezzo nel secolo scorso

In Francia ma anche in Italia, già tra fine Ottocento e inizio Novecento, concorsi dedicati ai “Balconi fioriti” si diffusero rapidamente, soprattutto nelle grandi città come Parigi o in località di villeggiatura come Sanremo e Viareggio.
A Caprezzo questa fu una proposta che si mantenne almeno fino al 1933, come riportato anche sul giornale La Gazzetta: «L’iniziativa dei balconi fioriti. Il senso di gentilezza del nostro popolo appare anche dalla cura con cui molte famiglie coltivano i fiori e li espongono ai balconi abbellendo così insieme e le loro case ed il paese. In questi giorni abbiamo avuto modo di ammirarne alcuni veramente graziosi di questi balconi adorni di gerani in fiore e di garofani o di piante sempreverdi. Lodevole iniziativa questa che piace ai molti turisti, specialmente stranieri, che visitano il nostro borgo, se molti dei quali vollero esprimerci la loro ammirazione per questo culto che dei fiori e del bello hanno molti tra noi. Esortiamo quindi tutti coloro che hanno la fortuna di possedere dei balconi a volerli ornare con fiori: si tratta di un ornamento che costa molto poco e che dà in compenso degli ottimi risultali estetici».

Festa a Caprezzo. Tra loro, forse, anche Cleofe Pellegrini
(archivio Rinaldo Pellegrini, Caprezzo)


Tutto ebbe inizio, come detto, nel 1912. Ecco la cronaca apparsa sulla rivista “Verbania”, in cui troviamo anche citata una donna di origini caprezzesi, Maria Cleofe Pellegrini, ricordata a livello nazionale, e non solo, per i tanti suoi meriti nel campo dell'educazione e dell'emancipazione.


Una Festa originale a Caprezzo

Caprezzo, il paesello rupestre tuffato nel verde, che conserva un’impronta di fresca rusticità primitiva, nonostante la strada carrozzabile che da qualche tempo lo congiunge con Intra, ha aggiunto quest’anno una nuova e simpatica cerimonia alla festa tradizionale del suo patrono. Era stata indetta fra i terrazzani, la scorsa estate, per iniziativa di alcuni villeggianti, una insolita gara di gentilezza montanina. Si trattava ora di assegnare i premi, consistenti in somme varianti dalle cinque alle venti lire, oltre una fotografia personale e un diploma, ai vincitori grandi e piccoli: ai grandi che avessero coltivato i fiori sui loro balconi con maggiore cura e maggior gusto; ai piccoli che si fossero recati alla scuola costantemente puliti nella persona e nelle vesti. Come tutte le idee nuove, anche questa della gara originale, incontrò molto scetticismo; come tutte le idee buone e belle, anche questa uscì facilmente vittoriosa dagli ostacoli e divenne realtà. Ecco dunque, sul sagrato della chiesa, adunarsi, nel pomeriggio domenicale velato appena da poche nubi vaganti, una folla variopinta di paesani e cittadini. Attonite le montagne fan cerchia alla scena pittoresca, attoniti e trepidanti stanno in attesa i montanari, i quali, pur dimostrando coi fatti di aver tenuto in qualche conto il bando del concorso, non sono forse ancora ben persuasi che quei premi promessi un anno innanzi per meriti apparentemente così facili e generalmente così poco apprezzati debbano venir distribuiti davvero. Ma è proprio così. La premiazione sta per cominciare. E son loro, gli alpigiani sbucati in abito da festa dai casolari diruti e anneriti, o scesi dalle baite sperdute fra i pascoli del monte, son loro che occupano i primi posti, circondando più dappresso la tavola a cui seggono le autorità: curato e sindaco, che han risposto con pari slancio alla nobile iniziativa, la presidente onoraria, signora Marianna Verazzi, la professoressa Cleofe Pellegrini, nome illustre e benemerito della educazione e della scuola italiana, e i membri della commissione, prof. Adele Alziator, prima ideatrice del concorso floreale, signore Ester ed Elisa Pellegrini, sig. Edoardo Barbini, signorina Gasparo e signorina Tommasetti, maestra del paese e solerte cooperatrice dell’opera bella.



La commissione ha compiuto con molto zelo il suo ufficio. Ha visitato i balconi, tenendo conto non soltanto della quantità e qualità dei fiori, alcune specie dei quali erano prescritte ed obbligatorie per tutti i concorrenti, ma anche della pulizia dei cortili, dei ballatoi, di tutto quanto insomma forma il contorno e lo sfondo del balcone fiorito. La segretaria, signorina Gasparo, ha preparato una relazione coi fiocchi e la signora Cleofe Pellegrini s’è assunta il non facile compito di parlare alle turbe. Ma ella conosce la parola che trova la via di tutti i cuori, che accende la luce anche nelle menti più rudi. Spiega adunque, con la sua limpida e commossa eloquenza, il significato della festa e l’intendimento a cui mira, di istillar nelle donne l’amore della casa, nei fanciulli l’amore della pulizia, della scuola, della lettura (e a questo scopo ella ha posto le basi di una biblioteca scolastica) in tutti quanti il desiderio di migliorare se stessi e le condizioni della propria esistenza, pur senza falsare il carattere paesano e uscire dalla cerchia naturale delle proprie attitudini. E molte altre cose belle essa dice agli ascoltatori e alle ascoltatrici.
A queste ultime in particolare suggerisce la cura di certe piccole industrie domestiche a torto trascurate, quali la pollicoltura, l’apicultura, gli ortaggi, certo più razionali e convenienti alle donne della montagna che non le brutali fatiche a cui sogliono sottoporsi.
Alle parole dell’oratrice si aggiunge uno stimolo efficacissimo: l’annuncio di un nuovo concorso per il prossimo anno, concorso non soltanto di floricoltura, ma anche di pollicoltura. E stavolta sarà più largo certamente il numero di coloro che risponderanno all’appello. Ben lo dice l’entusiasmo e la commozione dei premiati, l’interesse e la soddisfazione di tutti gli spettatori.

La foto di Caprezzo pubblicata sulla rivista "Verbania"
nel numero del 31 ottobre 1912


Il primo premio toccò a Maria Gagliardi, i due seguenti a Marianna Barbini e Giacomo Borgazzi. Ma i premiati furono molti. Naturalmente il pubblico fece a tutti molta festa, ma fu in particolare largo di applausi ai bimbi che avevano saputo, in condizioni talora assai difficili e sfavorevoli, compiere il gran miracolo di recarsi alla scuola sempre puliti e vedevano ora premiato il loro zelo con un bel libretto della Cassa di Risparmio intestato a ciascuno di essi.
L’esempio dato a Caprezzo, del quale va data lode alla generosità illuminata di pochi volonterosi, coadiuvati efficacemente dalle autorità civili ed ecclesiastiche, meriterebbe di esser imitato dai villeggianti di tutti i nostri paesi montani.
Che fortuna sarebbe se la presenza dei cittadini in campagna fosse stimolo di educazione e miglioramento! E non ridonderebbe ciò a vantaggio dei cittadini stessi? A chi di noi non piacecerebbe trovar sempre, nei soggiorni estivi, gentilezza di bimbi puliti, di casette linde e di davanzali fiorenti?

L. Torretta

Nota. 
Con piacere pubblico in “Verbania” questa relazione della festa floreale di Caprezzo e ringrazio la dottoressa Torretta che me l’invia con sì opportuna e avveduta cortesia. La nostra rivista non può che compiacersi della gentile iniziativa che a Caprezzo ha riunito in collaborazione originale villeggianti e terrazzani per questo culto dei fiori: certo noi pensiamo che diventando abitudine, per opportuni stimoli e concorsi, potrà questa sollecitudine di grazia e nettezza giovare a quello sviluppo più armonico del senso estetico ed a quella maggior educazione dei nostri alpigiani, che da tempo stimoliamo in Verbania.
E l’augurio della dr. Torretta perchè in ogni paese venga imitato l’esempio di Caprezzo, è pure il nostro.
Errebi [Renzo Boccardi]


Un'altra delle cartoline floreali



Fonti
Verbania, 31 ottobre 1912

La Gazzetta 10 giugno 1933

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