giovedì 18 aprile 2019

Gaetano Barabini, un altro pittore di storia a Caprezzo

Era la tarda primavera del 2005 quando Rinaldo Pellegrini, custode delle memorie caprezzesi, m’invitò a visitare l’ottocentesca cappella detta “In Prè”: «Ci sono degli affreschi che ricordano lo stile del Verazzi, ma non sono suoi, c’è la firma, “G. Barabini pinse 1860”», mi disse mentre  uscivamo dall’archivio parrocchiale dove avevo cercato – e trovato – notizie del “pittore di storia” Baldassare Verazzi.
Subito dopo m’incamminai verso il cimitero di Caprezzo, imboccai l'antica mulattiera che scende a Ramello e, poco distante, tra il verde intenso di boschi e prati, apparve la cappella.

In cammino verso la cappella "In Prè"

Era stata fatta costruire da Giuseppe Antonio Bisesti, come ebbi modo di leggere in un documento:
Eccellenza Reverendissima,Giuseppe Antonio Bisesti da Caprezzo servo umilissimo di sua Eccellenza Rev.ma avendo, fatto costruire per sua divozione una cappella campestre nel territorio di questa Parrocchia di Caprezzo, in un suo fundo, ove sono dipinte elegantemente le immagini della Sacra Famiglia, dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, e di S. Francesco, bramerebbe per sua maggior divozione, che dette immagini fossero benedette; quindi il Parroco di detto luogo Gio. Batta Ferini Strambi ricorre a Sua Eccellenza Rev.ma per la delegazione a qualche sacerdote per tale benedizione. Visto quanto le immagini cui nelle preci siano decenti, deleghiamo a benedirle colla forma la preferita dal Missale Romano il sig.r Parroco di Caprezzo. Novara 9 maggio 1861. La cappela fu poi benedetta dal Parroco D. Gio Batta Ferini Strambi il 20 maggio 1861.

Cappella "In Prè": Sacra Famiglia di G. Barabini

Nell’osservare i dipinti notai la firma e alla vista di alcuni dettagli il mio pensiero volò al colorito pennello di Baldassare Verazzi. Mi ripromisi di cercare notizie di questo pittore, G. Barabini, anche se la sua venuta a Caprezzo risaliva agli anni in cui il nostro “pittore di storia” viveva a Buenos Aires. La mia attenzione, infatti, sarà dedicata a lui – e poi anche al figlio Serafino – almeno fino all’ottobre 2006 quando con Valerio Cirio e il sostegno del Magazzeno Storico Verbanese pubblicai per l’editore Carlo Alberti il libro “Baldassare e Serafino Verazzi, pittori del lago Maggiore”.
Altre ricerche, studi e libri mi allontanarono poi dalla cappella dei Bisesti, ma Barabini è stato paziente e non ha voluto svelare ad altri quel che io ho scoperto in questi ultimi mesi. Sì, perché sembra che nessuno fino ad oggi abbia riconosciuto in Gaetano Barabini (1804-1866), milanese, il pittore che nel 1860 fu chiamato a Caprezzo a lasciare questa testimonianza della sua arte.

Cappella "In Prè": S. Pietro con la firma "G. Barabini pinse 1860"

Ma chi era Gaetano Barabini? Nato nel 1804, entrò ormai ventenne all’Accademia di Brera. Iniziò il suo percorso scolastico alla “Scuola degli Elementi di Figura”, ove erano ammessi coloro ai quali mancavano «de’ primi erudimenti del Disegno»; qui nel 1827 fu premiato come migliore allievo tra i “Disegnatori dalla stampa”. Successivamente fu ammesso alla “Sala delle Statue”, dove venivano ammessi gli «studenti avanzati della scuola elementare» e quelli che erano in grado «di saper convenientemente contornare ed ombrare dal rilievo»; anche nella “Sala delle Statue” fu premiato nel 1829 per il “Disegno dalla statua” e nel 1831 per il “Gruppo disegnato”. In quegli anni Barabini seguì anche l’insegnamento di Pelagio Palagi, pittore di storia che aveva lo studio in Contrada di S. Vincenzino.
A partire dal 1835 presentò molte sue opere in occasione delle annuali esposizioni che si tenevano all’Accademia di Brera e che vedevano la partecipazione dei più noti pittori ottocenteschi, ma anche alle “Pubbliche esposizioni della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino.

Gaetano Barabini: episodio storico presentato 
all'Esposizione di Belle Arti di Brera nell'anno 1835

Una prima e sicuramente parziale ricognizione delle sue opere lo vede attivo a Milano, in Lombardia e sulla sponda piemontese del Lago Maggiore fra il 1835 e il 1863.
Dal 1850 al 1859 è chiamato in più occasioni a lavorare a Monza nella chiesa parrocchiale di S. Gerardo al corpo, dove affresca l’abside, la cappella del Santo e quella della Cappella della B. Vergine del Carmelo.
Nel 1856 realizza alcuni affreschi sulla facciata della porta orientale di Vimercate, sul ponte di S. Rocco.
Nel 1853 lo troviamo all’opera nel Santuario del Crocefisso di Como (affreschi della volta), nel 1861 nella chiesa parrocchiale di Albese, l’anno successivo in quella di Azzate. Lavorò anche nelle chiese di Albizzate e di Cerro Maggiore.

Gaetano Barabini, 18: Adorazione dei pastori nella chiesa di San Gerardo al Corpo, Monza, 1850 circa

A Stresa, nella chiesa del Santissimo Crocifisso annessa al Collegio Rosmini, affrescò in una lunetta il Dio Padre e angeli, mentre nel refettorio del convitto fece un’Ultima cena, dipinta anch’essa a fresco.
Un suo Ritratto a Simone Mayr datato 1837 è collocato al Museo Donizettiano di Bergamo, mentre un Ritratto di giovane donna che indossa la camicia è conservato ai Musei Civici di Palazzo Farnese.

Gaetano Barabini: Ritratto di giovane donna che
 indossa la camicia, Musei Civici di Palazzo Farnese, Piacenza

Il ritratto a Giovanni Merlo è invece collocato presso gli uffici della Provincia di Milano. Questo dipinto commissionato il 28/6/1847 venne ultimato entro il 11/10/1849 quando l'artista fu retribuito con 850 lire.

Gaetano Barabini: Ritratto a Giovanni Merlo, Provincia di Milano, 1849.
Al Lago Maggiore Gaetano Barabini era legato avendo sposato Lucia Colla di Gignese, sorella del noto architetto Angelo Colla. Nel cimitero di Gignese c’è la la tomba di famiglia: importante edificio di suggestioni orientali, rastremato verso l'alto, ornato di fregi decorativi all'esterno e di un affresco all’interno. Sul lato a settentrione si trova un cippo commemorativo voluto dalla figlia Marianna e dal fratello Angelo:

In memoria di Gaetano Barabini pittore e di Lucia Colla sua amata consorte. A ricordo di Enrichetta Barabini diciassettenne: primo fiore offerto a Dio. In segno di devoto tributo, la figlia e il fratello Angelo posero.

Preso atto del fatto che Gaetano Barabini era di casa sul lago Maggiore, chi suggerì a Giuseppe Antonio Bisesti il suo nome come possibile decoratore della cappella di Caprezzo?
Le famiglie Bisesti e Verazzi erano legate da parentela. Una sorella di Baldassare, Giacoma, aveva sposato Paolo Bisesti, consanguineo di Giuseppe Antonio. A sua volta Verazzi conosceva Barabini, nonostante tra i due corressero 15 anni di differenza. Il secondo era stato con Carlo Bellosio allievo di Palagi, Verazzi fu invece allievo di Bellosio. Inoltre entrambi, come “pittori storici”, li troviamo negli stessi anni espositori dei propri quadri nelle sale dell’Accademia di Brera, citati uno di seguito all’altro nelle descrizioni delle opere presentate, come accadde nel 1845:

Del signor Gaetano Barabini si vede un bel dipinto. È Saul che attenta alla vita di David. La testa del David è segnatamente stupenda. Ben otto quadri del signor Baldassare Verazzi fregiano l'attuale pubblica mostra. Quantunque vi si voglia trovar difetto di intonazione troppo abbondante di turchino, tutti hanno gran merito e specialmente l'Eliseo.


Possiamo quindi ipotizzare che Giuseppe Antonio Bisesti abbia chiesto a Baldassare Verazzi, temporaneamente emigrato in America latina, un consiglio sul nome del pittore a cui affidare l’incarico di frescante per la cappella di “In Prè”? Sicuramente dall’Argentina Verazzi sarà rimasto in contatto, per via epistolare, con la famiglia e questa potrebbe aver avuto modo di riferire il suo consiglio al Bisesti. E chissà come avrà giudicato gli affreschi del Barabini quando una volta tornato in Italia nel 1868, salendo da Ramello a Caprezzo, il suo cammino affaticato dall’età e non più abituato ai ripidi sentieri di casa, lo costrinse a sostare davanti alla cappella “In Pré” e ad ammirare l’opera del collega milanese?
Domande che non troveranno mai risposta? Non so. Le ricerche intanto proseguono. Ovviamente non mi accontento di quel che ho scoperto finora. Sono però felice, nell’anno dei festeggiamenti del bicentenario della nascita di Baldassare Verazzi, per aver contribuito con un altro piccolo tassello alla storia della comunità di Caprezzo.


Bibliografia

Molte sono le pubblicazioni consultate, soprattutto giornali e riviste dell’epoca, ma anche Atti dell’Accademia di Brera e documenti dell’archivio parrocchiale di Caprezzo. Qui riporto solo alcune delle fonti moderne sulle quali si può trovare qualche nota biografica su Gaetano Barabini.

A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, ediz 1962.
A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, p. 57.
V. Grassi, “Per virtù d`ingegno e di volere”, in Le Rive n. 1-2/1993, pp. 21-24.
F. Della Peruta, F. Mazzocca, "Oh giornate del nostro riscatto": Milano, dalla Restaurazione alle Cinque giornate, Catalogo della mostra allestita a Milano (Museo del Risorgimento, 23 dicembre 1998 - 6 giugno 1999), Milano 1998, pp. 120, 221, 240.
E. G. Rizzioli, The Tale of a Grand Tour morcelé. Suggestions from Antonio Rosmini’s Travel Journal, in Rosmini Studies n. 4 (2017), p. 106.
F. Copiatti, V. Cirio, Baldassare e Serafino Verazzi pittori del lago Maggiore, Verbania 2006.


© Fabio Copiatti


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