mercoledì 8 dicembre 2021

La stellina rossa

Il Natale era prossimo. Nella piccola piazza di Cavandone una masnada di bambini giocava a rincorrersi e a tirar palle di neve. I fiocchi cadevano grossi e copiosi, ricoprendo tutto, strade, case, prati, boschi, imbiancando monti e valli.

All’apparire di quella stracca figura di viandante, i monelli si fermarono di botto, vivamente incuriositi. Era un uomo barbuto, non ancora vecchio. Recava sul viso e negli occhi i segni della stanchezza.

Al suo fianco camminava, zoppicando, un grosso cane lanoso col muso rivolto verso terra. Sia l’uomo che la bestia facevano molta pena e dalla turba dei ragazzi non tardò a levarsi un mormorio di compassione.
L’uomo, attraversata la piazza, raggiunse il muretto che guarda verso Bieno e, buttati bastone e fagotto in un angolo, si lasciò cadere a terra come un sacco vuoto.

Osteria della Cusura, Cavandone

In lontananza, si stagliavano le creste dirupate della Val Grande, incorniciando lo scenario imponente e suggestivo in cui per giorni e giorni aveva vagato senza meta.

Il cane gli si distese ai piedi, tenendo però sollevata la testa e drizzando le orecchie, quasi volesse proteggere il padrone da un imminente pericolo. L’uomo, guardando i ragazzi, sorrideva e ciò finì per togliere dall’animo dei piccoli curiosi ogni residuo di diffidenza. Col suo sorriso pareva volesse dire: «Fatevi avanti, o bambini, e non abbiate nessun timore».
E i fanciulli, passo per passo, si fecero attorno all’uomo, per nulla preoccupati dal sordo ringhiare del cane.

Marco, un cuor d’oro, scappò un momento a casa, ritornando tosto con una ciotola di latte caldo che porse al brav’uomo.
Questi, dopo aver ringraziato il piccino più con lo sguardo che con la parola, portò avidamente alla bocca la ciotola, non dimenticando però il cane.
Oramai tra l’uomo e la bestia da una parte e i ragazzi dall’altra si era stabilita una reciproca fiducia.

D’un tratto il viandante parlò:
– Mille grazie bambini per la vostra bontà. Altrove ho incontrato gente cattiva per non dire inumana. Gente che ha cercato di farmi del male. Volete sentire la mia storia?
– Sì – risposero i bimbi a una sola voce.

L’uomo trasse un profondo respiro e incominciò:
– Anch’io avevo un bambino bello e buono come tutti voi. Era tutto il mio amore, tutta la mia vita e vivevamo felici. Ma un brutto giorno un omaccio – una specie di mago – venuto da chissà dove, me lo rapì mentre tornava dalla scuola. Immaginatevi il mio dolore!
Una notte, però, durante un breve assopimento, vidi in sogno una bellissima signora. Indovinate chi era?
– La Madonna! – risposero i bimbi.
– Precisamente! Essa mi confortò con parole dolcissime annunciandomi che per trovare il mio figliolo dovevo camminare per il mondo fino a quando sarebbe apparsa una stellina rossa.

Il giorno dopo, con l’animo aperto alle più forti speranze, mi misi in viaggio. Ho attraversato campagne sconfinate, steppe brucianti, lande deserte, foreste selvagge: ho valicato colline e montagne, sfidando il sole cocente, la pioggia, la tempesta, il vento e la neve. Ma finora la stellina rossa non si è fatta vedere...
L’uomo tacque un momento come per riprendere fiato, mentre i bimbi, commossi, avevano gli occhi fissi su di lui.
– Non credete, però, ch’io stia perdendo la Fede, al contrario, essa si ravviva ogni giorno.

E con questa precisa dichiarazione, il viandante terminò il racconto della sua storia.

Passarono alcuni minuti nel silenzio più assoluto. Poi, bruscamente, l’uomo si alzò, prese il fagotto, chiamò il cane che sonnecchiava e disse con voce di pianto:
– Addio bimbi!, e riprese il viaggio verso l’ignoto.

Nel mentre la piccola campana della chiesa parrocchiale lanciò nel cielo bruno il saluto a Maria.
I fanciulli si fermarono per alcuni istanti a guardare l’uomo allontanarsi lungo la strada che conduce a Suna; poi rientrarono nelle loro case, forse con il cuore un po’ triste. Chissà se quel brav’uomo per Natale sarebbe riuscito a riabbracciare il figlio?

La leggenda, tramandatasi da generazione a generazione, è ancora oggi celebre a Cavandone.
E si dice che alla sera i bimbi, prima di coricarsi, s’affacciano alla finestra per vedere se, fra tante stelline bianche, brilla, finalmente, la stellina rossa.


ERREADI
La Gazzetta del Lago Maggiore, 25 ottobre 1939

(leggenda verbanese scritta da Dante Rossi Alchieri, rivisitata da Fabio Copiatti per il Santo Natale dell’anno 2021)







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