venerdì 18 dicembre 2020

La vecchia del bosco. Leggenda di Natale

Alcuni secoli fa, quando Pallanza era ancora un umile borgo di pescatori, abitava sulla Castagnola, in una casa tanto piccola da sembrare fatta su misura per gli gnomi, una vecchierella tutta ossa e grinze, curva sotto il peso di cento o forse più primavere.

Povera Ninì, olio su tela di Arnaldo Ferraguti, 1887, collezione privata

Chi fosse nessuno aveva mai potuto scoprirlo e ogni tentativo di sapere qualcosa del suo passato era sempre fallito. C'è chi diceva che si chiamasse Olimpia e che provenisse dalla lontana e selvaggia Val Grande. Altri affermavano di averla conosciuta da giovane, pastorella in Valle Intrasca. Nonostante l'età avanzata, s'intuivano nei suoi lineamenti un'arcana bellezza ma anche tracce di mai dimenticate sofferenze.

Pallanza vista dal colle della Castagnola

Le donne giuravano che si trattava di una strega, sfuggita all'Inquisitore e alla conseguente meritata condanna; anzi, qualcheduna di loro, più impressionabile, ebbe persino ad assicurare di averla vista nei prati attorno alla chiesuola di S. Fermo mentre ballava a cavallo di una scopa, con un grosso micio nero sulla testa, circondata da strane, indescrivibili e spaventose creature.

I ragazzi non salivano mai in Castagnola, troppa la paura di incontrarla; gli uomini, invece, ci andavano, ma per ragioni forzate, per assolvere ai lavori della campagna, non certo per diletto. Insomma, un incontro con la vecchia Olimpia, fosse o non fosse una strega, non era certo gradito a nessuno.


Del male, a dire il vero, non ne aveva mai fatto, la “vecchia del bosco”; solo una volta - era la vigilia di Natale - era penetrata nel cortile di una casa di contadini per sgridare un nugolo di monelli che vi si erano rifugiati, dopo averla presa di mira con i sassi lungo il sentiero.

— Vi ho fatto del male, forse? I bimbi crudeli non sono cari al Signore: ricordatevelo.

Cosi aveva parlato la vecchia, allontanandosi poi a piccoli passi, quasi timorosa delle parole dette.

Appena fu scomparsa, una donna meno credulona delle sue compaesane, esclamò convinta:

— Ma se parla del Signore è segno che non è una strega!


Da quella volta la gente di Pallanza ebbe un po’ più di rispetto per la vecchietta, pur mantenendo le dovute distanze da lei.

Costei, nel frattempo, se ne stava sempre sulla Castagnola nutrendosi di radici, erbe, fiori e frutti. Veniva in paese una volta sola in tutto l'arco dell'anno: la vigilia di Natale.

S’aggirava tra gli stretti vicoli che dalle sponde del lago Maggiore si dipanavano, bui e tortuosi,  guardandosi attorno come se cercasse qualcosa; i fiocchi di neve non la infastidivano e nemmeno il freddo pungente le dava noia.

Il suo passo era cosi lieve che sembrava camminasse sollevata dal suolo. Poi, così com'era comparsa,  spariva all'improvviso sulla collina lasciando dietro a sé una scia di luce bianca, bella come la coda di una cometa.


Pallanza in una cartolina d'epoca. Sulla destra, il colle della Castagnola

Una notte di Natale accadde ai margini del paese un fatto eccezionale.

I bimbi di Tonio - un povero pescatore che non ci arrivava mai a prendere tanti pesci sufficienti per scacciar la fame alla sua numerosa famigliola - andando a dormire la sera della vigilia, aveva messo come di tradizione il piatto sul davanzale della finestra affinché Gesù Bambino si ricordasse anche dei suoi bimbi.


Tonio e sua moglie Maddalena, non riuscivano a prendere sonno quella notte; si struggevano pensando alla triste, sorpresa che attendeva i loro pargoli.

Fino all'anno prima poco distante da loro viveva uno zio ricco e, almeno per Natale, questi pensava ai nipotini. Morto lo zio, nessuno si ricordò più di Tonio e della sua famiglia.

— Com’è brutto essere poveri — andava dicendo la moglie del pescatore.

— Hai ragione, Maddalena; ma stanotte ho un presentimento...

— Oh, parla... parla...

— Ecco... sarà un sogno, ma... vedrai che il piatto si riempirà di dolci e di giocattoli.

La donna si mise a bisbigliare una preghiera.

Dopo un po’ di tempo, mentre Maddalena dormiva alla grossa, Tonio scese piano piano dal letto, e silenziosamente andò alla finestra.

A stento riuscì a ricacciare in gola un grido di gioia.

Non credeva ai propri occhi, il piatto era ricolmo di bambole, giochi, dolci,  indumenti e di tante altre cose.

Una vera grazia di Dio!

Tonio protese il capo oltre il davanzale e scorse, sullo sfondo bianco della neve, una vecchietta che se n’andava tutta curva e con un capace cestello infilato al braccio.

L’uomo inseguì con lo sguardo la misteriosa figura fin quando la vide scomparire tra le selve della Castagnola. Capì che era Olimpia.

Al mattino, appena svegliati, i bimbi di Tonio fecero una gran festa e inneggiarono a Gesù Bambino.

In paese non tardarono ad apprendere la straordinaria buona novella e da quel giorno la “vecchia del bosco” non venne più additata come strega, ma ritenuta una creatura mandata sulla terra dal Signore per far contenti i bambini poveri.

Ancora nel 1936, a moltissimi anni di distanza, i bimbi poveri che abitavano alle falde della Castagnola aspettavano, nella notte di Natale, la “vecchia del bosco”, mandata da Gesù Bambino.

E oggi, la leggenda continua?


Libero adattamento di una "Leggenda pallanzese" pubblicata da D.A.R. (il giornalista Dante Alchieri Rossi di Suna) sul giornale "La Gazzetta del Lago" nel giorno del Santo Natale nell'anno del Signore 1936.


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