Oggi il mio primo pensiero, appena svegliato, è
andato a loro. Poi mi sono messo in viaggio verso l'ufficio, lungo
quella valle, l’Ossola, sorella della “Valgrande martire”, accompagnato dal
suono evocativo della chitarra di Matteo Goglio: «Mi son alzato/O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao/Una mattina mi son alzato/E ho trovato l'invasor».
Come ricordarli, questi ragazzi – il più
giovane aveva 16 anni, il più “vecchio” 22 – che il 18 giugno di 75 anni fa
hanno sacrificato la vita per la nostra Libertà?
Io, a 16 anni, al termine
dell’anno scolastico correvo felice nei prati appena falciati e strappavo ciliegie
dalle fronde che per il peso dei frutti si flettevano verso terra.
Loro,
invece, lottavano e morivano.
Non riesco a scrivere altro, non mi sento “autorizzato”
a scrivere altro, io che non ho vissuto né miseria, né guerra.
Allora lascio che a ricordarli sia uno di
loro, Ugo, con le parole dette e scritte all’indomani della prima
Commemorazione tenutasi a Pogallo il 10 giugno del 1945.
Sono passati 74 anni,
e sembrano tanti, ma anche per me, come per il partigiano Ugo, «il vostro ricordo mi sarà di
monito e di insegnamento per il futuro».
La celebrazione per la commemorazione dei Martiri di Pogallo
Testo tratto da “Monte Marona”, 14 giugno 1945, a. I, n. 11, p. 4.
«Il 10 giugno i partigiani della “Valgrande”
col capitano Mario, l’infermiera Maria e numerosi cittadini dei vicini paesi,
si riunivano a Pogallo per una funzione religiosa in memoria dei 18 fucilati in
quella Valle durante il rastrellamento del giugno 1944.
Il piccolo Cimitero improvvisato, dove per
lunghi mesi le Salme hanno riposato sotto le rozze croci senza nomi, era
trasformato per opera della pietà e dell’affetto dei paesani.
Fiori, corone e ceri adornavano i tumuli nudi
e solitari.
Nel passarci dinnanzi tante volte ci sentimmo
stringere il cuore e tante volte facemmo loro una promessa: sarete vendicati!
Abbasso la mano tesa nel saluto ma non so
staccarmi da quel luogo sacro a noi partigiani. Mi sembra che da quelle tombe
salga una voce che dice... no, quella voce parla a me, parla a noi partigiani e
per noi è un tesoro che gelosamente ci terremo nascosto. Lo sappiamo bene, noi,
cosa ci mormora quella voce.
La Messa è finita. Ora parla il parroco di
Cicogna, il quale ha seguito da vicino la nostra lotta, le nostre sofferenze, i
nostri travagli. Esalta i Caduti, mette in evidenza il contributo portato dai
partigiani nella lotta contro i barbari, per la liberazione della Patria.
Parla quindi il capitano Mario, protagonista
di primo piano delle vicende del giugno scorso, rievocando quelle tristi e
terribili giornate.
Infine la nostra Maria, si rende interprete
dei sentimenti delle madri (essa fu infatti una buona madre per noi) i cui
figli sono caduti vittime della ferocia nazifascista, per la comune Grande
Causa. Ella esorta tutti i presenti e tutti gli italiani a mantenere vivo nella
memoria il ricordo dei Caduti per la Causa della Libertà.
La cerimonia è finita.
Passo ancora una volta dinnanzi alle tombe.
La mia promessa l’ho mantenuta, ora per voi compagni cari, non ho che un
saluto. Il vostro ricordo mi sarà di monito e di insegnamento per il futuro».
I loro nomi erano: Bruno Cerutti, Fausto Colombo, Giacomo Crippa, Italo Demori, Ives Garlando, Mario Gavinelli, Leonardo Griffini, Elio Maggioni, Luigi Novati, Celestino Nicolò, Carlo Rocca. 7 di loro sono rimasti ignoti.
Note
(tratte dal sito dell’ISRN Pietro Fornara, Istituto Storico
Resistenza Novara)
- L'infermiera Maria è
Maria Peron, partigiana disarmata per libera scelta, organizzò un centro di
pronto soccorso mobile sui monti della Val Grande a supporto della formazione
"Valdossola". Partecipò come infermiera della colonna di Mario
Muneghina alla lunga marcia durante il rastrellamento del giugno 1944.
- Il
parroco di Cicogna è don Antonio Fiora, titolare dell'unica parrocchia esistente in Val Pogallo dal 1944 al
1970.
Bibliografia
CHIOVINI N., I giorni della Semina, Vangelista, Milano, 1979 (Tararà, Verbania, 2005)
CHIOVINI N., Val Grande partigiana e dintorni. 4 storie di protagonisti. Maria Peron, Dionigi Superti, Alfonso Comazzi, Gianni Cella, Margaroli, Verbania, 1980
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